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<<piccolina>>
icon4  view post Posted on 8/3/2007, 00:05




L'obesità
L'obesità è la più frequente disfunzione nutrizionale nel mondo; col termine obesità si intende un aumento di peso corporeo per accumulo di grassi nel tessuto adiposo in quantità eccessiva rispetto alle necessità fisiologiche dell'organismo tale da determinare un rischio per la salute. L'obesità è una patologia assai frequente ed in costante aumento. La sua prevalenza varia notevolmente da un paese all'altro a seguito di fattori genetici, culturali, socioeconomici, ma è maggiore nei paesi industrializzati.

Per standardizzare la diagnosi di obesità nei diversi paesi, negli ultimi anni è divenuto comune l'impiego dell'Indice di Massa Corporea (BMI, acronimo della terminologia anglosassone Body Mass Index). Il BMI è un indice espresso come peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell'altezza espressa in metri (kg/m2).

Una delle più accettate classificazioni in base alle categorie di peso è quella riportata in tabella:

Classificazione Classe di
obesità BMI
Sottopeso <18,5
Normopeso 18,5-24,9
Sovrappeso 25-29,9
Obesità lieve I 30-34,9
Obesità moderata II 35-39,9
Obesità grave III >40

Secondo un modello medico-neurobiologico-psicologico integrato l'obesità può essere inquadrata come una condizione morbosa con cause multifattoriali, caratterizzata dalla presenza di un disturbo quantitativo e qualitativo del comportamento alimentare.

Secondo questo modello, diversi fattori sono determinanti perché possa manifestarsi la patologia obesità:

fattori neurobiologici: alterato equilibrio dei neurotrasmettitori che regolano il bilancio fame sazietà (serotonina, dopamina, sistemi peptidergici). Tale alterazionesembra essere in parte ereditaria ed in parte acquisita durante la primissima infanzia a causa di comportamenti aliemntari scorretti.

fattori metabolici: un rallentato metabolismo basale, scarsa attività fisica, riduzione dell'ossidazione lipidica si associano ad un aumentato rischio di andare incontro ad obesità.

fattori psicologici e socio-culturali: numerosi autori hanno cercato di delineare le caratteristiche psicologiche principali che accomunerebbero tra di loro i soggetti obesi. In realtà, dal punto di vista psicologico, come da quello medico, l'obesità si presenta come un quadro estremaemnte complesso.

Secondo una utile classificazione che tiene conto sia del comportamento alimentare sia dell'assetto cognitivo ed emotivo, si possono tuttavia individuare tre principali tipologie di soggetti obesi:

gli iperfagici prandiali
i grignotteurs
i binge eaters
L'iperfagia prandiale è un tratto psicologico e comportamentale che si caratterizza per l'assunzione di grandi quantità di cibo prevalentemente durante i pasti. Si tratta di un profilo caratterizzato dal piacere per il cibo, dal controllo sulle quantità assunte, dall'aspetto prevalentemente conviviale legato ai pasti e dalla assenza di malessere psicologico legato all'assunzione degli alimenti stessi.

L'iperfagia prandiale è spesso il risultato di consolidate abitudini familiari, ed è non di rado associata a stereotipi culturali. Gli eccessi alimentari durante i pasti possono determinare l'insorgenza di una obesità marcata qualora tale comportamento sia frequente, ma il peso può rimanere entro i limiti del sovrappeso (BMI<30) se esso risulta episodico.

Si possono distinguere due categorie di iperfagici prandiali: i golosi e i divoratori. I golosi amano il cibo e tutto quello che ne permette una assunzione il più possibile appagante, a cominciare dalla compagnia con cui si va a tavola. I divoratori invece tendono a privilegiare la quantità sulla qualità, raramente preparano i piatti che poi consumeranno in compagnia, mangiano più velocemente dei golosi senza peraltro perdere il controllo sulla quantità.

Per grignottage si intende il mangiucchiare piccole quantità di cibo, soprattutto dolci e grassi, quindi alimenti altamente calorici, durante buona parte della giornata. Il grignotteur, così come l'iperfagico prandiale, mangia lentamente e apprezza quello che sta mangiando, a differenza del primo però, spesso mangia in risposta a noia o malesseri fisici vari. Ad un esame psicologico a volte si riscontrano modesta autostima, tratti ansiosi di personalità o vere e proprie sindromi ansiose o depressive, in genere di modesta gravità.

Il binge eating disorder (o disturbo da alimentazione incontrollata) è invece una sindrome molto più grave e complessa dal punto di vista psicologico. Il comportamento alimentare di questi soggeti è caratterizzato da abbuffate episodiche (del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da bulimia nervosa) accompagnate da perdita di controllo e seguite da deflessioni dell'umore. Per abbuffata si intende un episodio alimentare caratterizzato dall'introduzione di una grande quantità di cibo (assai superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo di tempo e in circostanze simili) accompagnata dalla sensazione di perdita del controllo.

Tuttavia, oltre alle abbuffate, questi pazienti presentano un disordine alimentare tale per cui non sono in grado di sistematizzare il loro comportamento alimentare, sia nei periodi liberi da abbuffate, sia durante i momenti della giornata in cui l'abbuffata si verifica.

Sia nei soggetti affetti da Disturbo da Alimentazione Incontrollata, sia nelle altre forme di obesità a minore componente psicopatologica, l'intervento psicoterapico secondo il modello della Terapia Cognitivo Comportamentale, integrato con valutazioni ed interventi medici e dietetici si è dimostrato efficace per
migliorare il quadro psicologico (bassa autostima, ansia, depressione),
diminuire le abbuffate e migliorare il comportamento alimentare,
promuovere la perdita di peso
raggiungere (e soprattutto mantenere) un peso salutare
 
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